mercoledì 9 febbraio 2011

John Bowlby: teoria dell' attaccamento

Il più grande sostenitore e studioso dela teoria dell’attaccamento è stato John Bowlby, considerato uno dei più grandi psicoanalisti del ventesimo secolo.
Egli sosteneva che “l’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla
culla
alla tomba”.
All’inizio della vita l’essere nutriti equivale all’essere amanti,
il bisogno biologico legato all’alimentazione è presente insieme a un altro bisogno, anch’esso fondamentale, quello di essere amati, nutriti d’amore, di essere desiderati, voluti, accettati per quello che si è.
Per Bowlby prendere in braccio il proprio piccolo che piange è la risposta più adeguata, da parte della madre
, ad un segnale di disagio del bambino: esso non si configura come un rinforzo nè come un comportamento che condiziona il piccolo rendendolo “viziato” come asseriscono i comportamentisti e i teorici dell’apprendimento sociale.
Bowlby ripudia il modello di sviluppo di Freud a “senso unico” nel quale il bambino avanza dalla fase orale a quella anale ed a quella genitale.
Bowlby contrasta la teoria freudiana secondo la quale il legame madre-bambino
si basa solo sulla necessità di nutrimento del piccolo, infatti ritiene che il legame che unisce il bambino alla madre non è una conseguenza del soddisfacimento del bisogno di nutrizione, bensì è un bisogno primario la cui funzione è garantire la crescita e la sopravvivenza biologica e psicologica del bambino
.
Egli ritiene che la ricerca della vicinanza sia la manifestazione più esplicita dell’attaccamento.
Gli esseri umani hanno una predisposizione innata a formare relazioni con le figure genitoriali primarie.
Queste relazioni si formano durante il primo anno di vita del bambino
ed hanno la funzione di proteggere la persona “attaccata”.
“Se il fatto che i bambini piccoli non siano mai completamente o troppo a lungo separati dai loro genitori fosse diventato parte della tradizione, allo stesso modo in cui il sonno regolare e la spremuta d’arancia sono diventate consuetudini nell’allevamento dei piccoli, credo che molti casi di sviluppo nevrotico del carattere sarebbero stati evitati.” (John Bowlby)

“Le coccole, i giochi, le intimità del poppare attraverso le quali il bambino impara la piacevolezza del corpo di sua madre, i rituali dell’essere lavati e vestiti con i quali il bimbo impara il valore di se stesso, attraverso l’orgoglio e la tenerezza della madre verso le sue piccole membra, queste sono le cose che mancano” (Bowlby)

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