giovedì 22 settembre 2011

Attaccamento e rapporto PADRE-FIGLIO

In tema di rapporti genitori-figli, madre-figlio, padre-figlio, si parla molto, si scrivono interi manuali e trattati, questo perché la famiglia, rispetto anche a 15 anni fa è cambiata, e così anche il ruolo del padre all’interno di essa.
Ogni essere umano ha dentro di sé un’idea di cosa sia la madre e cosa sia il padre (anche se non li dovesse avere). E’ una legge psicologica, non possiamo farci nulla, esisterebbe anche in una società in cui non ci fossero più famiglie e nella quale i bambini fossero allevati in gruppi. Per un bambino il padre è colui cui ci si identifica se si è maschi, colui che segnala le infrazioni della legge, colui che sostiene il figlio nell’evoluzione sociale, colui che introduce alla legge degli scambi sociali, scambi di comportamento e scambi di potere simboleggiati dal denaro. E’ colui che dà (o non dà) il proprio cognome al bambino e con tale riconoscimento lo marchia prima di qualunque contratto sociale.
Secondo alcune ricerche effettuate nell’ambito della teoria dell’attaccamento, che studia il legame che si crea tra il bimbo e i suoi caregivers (coloro che si prendono cura del bimbo , come i genitori, i nonni, gli insegnanti , etc.), dimostrano che i padri si rivelano figure di attaccamento competenti, anche se a volte poco partecipi. Ma vi è ancora molto da indagare riguardo l’attaccamento verso la figura paterna.

Nella ricerca di Schaffer ed Emerson (1964), all’inizio del legame di attaccamento la madre è sicuramente la figura selezionata dal bambino con maggiore frequenza, anche se è evidente l’importanza rivestita dagli altri caregivers, e in particolare dal padre. Mentre all’inizio solo il 30% dei bambini hanno sviluppato una relazione di attaccamento con la figura paterna, all’età di 18 mesi il valore ottenuto è del 75%.
Anche se nella maggioranza dei casi la relazione di attaccamento più intensa è quella madre-bambino, il padre può diventare il caregiver verso il quale il piccolo direziona l’attaccamento, anche nel caso in cui è disponibile solo per poche ore della giornata. Inoltre, il padre possiede la stessa capacità della madre di somministrare le cure parentali.

La scelta del padre come una delle principali figure di riferimento è determinata sia dalla sensibilità alle richieste infantili, sia dalla presenza di un’interazione di gioco positiva, di cui il bambino è il principale protagonista. Il caregiver che sa stimolare piacevolmente il bambino e lo sa far divertire viene cercato dal piccolo, che ne sentirà la mancanza, quando non sarà presente.
Alcuni studi hanno indagato se i processi interattivi, determinanti per lo sviluppo di una relazione di attaccamento sicura con la madre, siano efficaci anche nei casi in cui la figura di attaccamento principale è il padre.
A questo proposito, alcuni studiosi hanno dimostrato che bambini di 3 mesi che interagiscono con padri sensibili e attenti ai loro bisogni, manifestano maggiore sicurezza con la figura paterna, 9 mesi più tardi.

In questi ultimi decenni si è assistito dunque ad una rivalutazione del ruolo dei papà nell’educazione e nell’accudimento dei figli: sempre più spesso i mariti si alternano alle mogli e si assiste ad una salutare interscambiabilità degli ruoli.

mercoledì 21 settembre 2011

Boning parentale: IL RUOLO DEL PAPA'

Nei 9 mesi di gravidanza anche la figura del padre riveste molta importanza e sarebbe bene che anche lui interagisse con il piccolo prima della sua nascita.

Anche le carezze del papà rendono infatti più forte e sicuro il bambino.

In base alle ultime osservazioni sperimentali, basate soprattutto sull’ecografia, si è visto come il feto si accorge della presenza del padre.
Ad esempio, quando il papà mette la mano sul pancione il piccolo rallenta i battiti cardiaci (che diventano più regolari) perché è in grado di distinguere il tocco paterno.
E’ stato inoltre dimostrato, sempre attraverso l’ecografia, che quando il papà torna a casa il bambino si muove di più, come se fosse felice: percepisce il suo arrivo dal timbro della voce, che presto, intorno al sesto-settimo mese, impara a differenziare da quello della madre.
Ecco perché si rivela così importante riuscire ad attivare quanto prima il contatto con la creatura che va formandosi all’interno del corpo della donna, avendo cura di coglierne i messaggi e stimolare le reazioni: ciò vi predisporrà nel modo migliore al prossimo incontro con il bambino, oltre che favorire il precoce utilizzo da parte del feto alle sue abilità sensoriali e percettive, stimolandone lo sviluppo.

Processo BONDING

Il bonding è un processo fisico, emozionale, ormonale e spirituale, di legame, di relazione d’accudimento tra madre, bambino e padre. Inizia nel periodo pre-natale, si consolida alla nascita e continua per il primo anno di vita.
Crea le basi per la futura relazione di attaccamento tra genitori e bambino e per tutte le successive relazioni sociali e affettive future del bambino stesso.

giovedì 8 settembre 2011

Attaccamento disorganizzato nei casi di maltrattamenti

Gli studi che hanno rivolto l’attenzione agli effetti del maltrattamento
sullo sviluppo psicologico del bambino hanno messo in luce
l’esistenza di specifici modelli di risposta affettiva.
In un bambino più vulnerabile, l’impatto biologico del maltrattamento
può dar luogo non solo a una apparente mancanza di empatia,
comunemente osservata in questi bambini, ma anche a irritabilità e
impulsività.
In uno studio gli autori (Koening A.L., Cicchetti D. e Rogosch Fred
A., 2000) ipotizzano che gli affetti negativi materni vengono
interiorizzati nei bambini maltrattati determinando conseguenze
negative nello sviluppo psicoaffettivo sviluppando un falso senso di
sé. Conseguenze negative si avranno anche nello sviluppo delle
relazioni sociali, sia a livello familiare che con i pari e nello sviluppo
mentale. Le madri maltrattanti usano strategie punitive, assertive e
forme prive di empatia verso i figli, determinando episodi ripetuti di
pianto e manifestazioni di affetti negativi. Ad esempio una madre
maltrattante durante una situazione di gioco si rivolgerà al
bambino:<< Devi lavare il gioco, altrimenti non lo puoi usare…Mi
devi dare ascolto…Io sono il boss!!!>>.
Per condurre questo studio sono state prese in esame 89 diadi madrebambino
, delle quali 55 bambini (23 maltrattati e 22 non maltrattati)
hanno 3 anni di età e 44 (23 maltrattati e 21 non maltrattati) hanno 4
anni di età. Il 52 % di questi bambini è di sesso maschile. I tipi di
maltrattamenti subiti sono: 8% maltrattamenti emotivi, 90% incuria,
46% abusi fisici e il 45% abusi sessuali.
Queste diadi sono state sottoposte ad un’osservazione durante
situazioni di interazione nei momenti di igiene personale (Cleanup
Coding Sistems), situazioni di gioco e ad un test di vocabolario
(Peabody picture vocabolary test-revised).
Da questo studio sono emerse differenze significative tra lo sviluppo
di bambini maltrattati e bambini non maltrattati, mentre non sono
emerse differenze significative tra maschi e femmine.
I bambini maltrattati presentano delle relazioni disturbate con i
coetanei, un maggiore ritiro dai compagni ed esitamento sociale.
Inoltre sono più aggressivi verso altri bambini presentando un
comportamento insolito o aggressivo in risposta all’angoscia dei
compagni e hanno più sintomi depressivi, anche il funzionamento
scolastico è compromesso.
Le numerose ricerche effettuate in campioni normali e ad alto rischio
hanno collegato in maniera diretta l’attaccamento disorganizzato al
maltrattamento infantile (Carlson, Cicchetti, Barnett, Braunwald,
1989; van Ijzendoorn, Schuengel, Bakermans-Kranenburg, 1999).
I bambini maltrattati sembrano sviluppare un attaccamento
disorganizzato in percentuali che variano dal 45% (Lyons-Ruth,
Connell, Zoll, 1989) all’80% (Carlson et al., 1989).
Carlson et al. (1989) hanno trovato che l’82% dei bambini maltrattati
manifesta modelli d’attaccamento disorganizzati nei confronti delle
loro figure d’accudimento, rispetto a soltanto il 17% di un campione
di controllo, simile dal punto di vista economico.
Lyons-Ruth et al. (1990) hanno riscontrato percentuali di
disorganizzazione che variano dal 55% dei bambini maltrattati al 34%
dei controlli a basso reddito, in un contesto dove tutte le famiglie
maltrattanti avevano ricevuto servizi di visite domiciliari.

<<I bambini maltrattati quando divengono essi stessi genitori, hanno un
rischio elevato di maltrattare i propri figli.>>

mercoledì 7 settembre 2011

Ansia da separazione: criteri diagnostici

Il disturbo da d’Ansia da Separazione viene classificata nel DSM-IV tra i Disturbi Diagnosticati per la prima volta nell’Infanzia e nell’Adolescenza.

I criteri diagnostici del Disturbo d’ Ansia da separazione sono:1. Ansia inappropriata rispetto al livello di sviluppo ed eccessiva che riguarda la separazione da casa o da coloro a cui il soggetto è attaccato, (criterio A) come evidenziato da tre (o più) dei seguenti elementi:
2. malessere eccessivo ricorrente quando avviene la separazione da casa o dai principali personaggi
di attaccamento o quando essa è anticipata col pensiero
3. persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo alla perdita dei principali personaggi di attaccamento, o alla possibilità che accada loro qualche cosa di dannoso
4. persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo al fatto che un evento spiacevole e imprevisto comporti separazione dai principali personaggi di attaccamento (per es., essere smarrito o essere rapito)
5. persistente riluttanza o rifiuto di andare a scuola o altrove per la paura della separazione
6. persistente ed eccessiva paura o riluttanza a stare solo o senza i principali personaggi di attaccamento a casa, oppure senza adulti significativi in altri ambienti
7. persistente riluttanza o rifiuto di andare a dormire senza avere vicino uno dei personaggi principali di attaccamento o di dormire fuori casa
8. ripetuti incubi sul tema della separazione
9. ripetute lamentele di sintomi fisici (per es., mal di testa, dolori di stomaco, nausea o vomito) quando avviene od è anticipata col pensiero la separazione dai principali personaggi di attaccamento. - La durata dell'anomalia è di almeno 4 settimane (criterio B); -

L'esordio è prima dei 18 anni (criterio C); - L'anomalia causa disagio clinicamente significativo o compromissione dell'area sociale, scolastica (lavorativa), o di altre importanti aree del funzionamento (criterio D); - L'anomalia non si manifesta esclusivamente durante il decorso di un Disturbo Generalizzato dello Sviluppo, di Schizofrenia, o di un altro Disturbo Psicotico e, negli adolescenti e negli adulti, non è meglio attribuibile ad un Disturbo di Panico Con Agorafobia (criterio E). Specificare se è un esordio Precoce, cioè avvenuto prima dei 6 anni di età.

domenica 4 settembre 2011

LORENZ: L’ imprinting e l’oca Martina

Nei primi giorni di vita l’animale e l’individuo hanno la prontezza di capire la figura che li accudira’ ( imprinting ) cioe’ che lascera’ un impronta, una volta che si forma questo attaccamento e’ difficile che si riesca a instaurare un legame cosi’ forte con qualcun altro.

Lorenz si immerse in un lago poco prima che delle uova di anatra si schiudessero e ne allontano’ la madre biologica. Lo sperimentatore fece in modo di farsi notare dai nuovi nati e questi indirizzarono a lui le richieste di accudimento. Martina, un oca che aveva questo nome lo seguiva e lo trattava come se fosse lui la mamma e provava stress se questi si allontanava.

Ormai avevano individuato la loro figura d’accudimento ed il processo era irreversibile, Lorenz rintrodusse di nuovo la mamma nel lago ma i piccoli la ignorarono.

Il periodo per i volati di apprendere qual’e’ la madre avviene entro le 48 ore, la mamma e’ il primo oggetto in movimento che vedono, per i macachi il primo oggetto caldo che incontrano.



Monotropia: i cuccioli scelgono solo una figura che li puo’ allevare

Sistema dell’ attaccamento: sistema innato e quando si attiva l’individuo mantiene il contatto con la persona che si prende cura di lui.

Questo meccanismo ci fa elaborare azioni che vengono dall’ interno e dall’ esterno della nostra persona e in caso di pericolo si attiva.

Il sistema dell’attaccamento ha la funzione di mantenere in equilibrio omeostatico le condizioni interne e quelle esterne.

 

venerdì 29 luglio 2011

COSA COMPORTA UN ATTACCAMENTO SICURO:

I bambini che mostrano un attaccamento sicuro ad un anno di vita, in età successive avranno buone prestazioni scolastiche e buoni rapporti con i coetanei, mentre quelli che alla stessa età mostrano un attaccamento ansioso-evitante, in età successive tenderanno ad avere cattive prestazioni scolastiche e a mostrarsi aggressivi nei confronti dei coetanei.

Uno schema di attaccamento sicuro si accompagna con buoni livelli di salute mentale ed in particolare con:
  • alti livelli di autostima;
  • bassi livelli di depressione;
  • bassi livelli di aggressività;
  • scarsa presenza di comportamenti devianti;
  • bassi livelli di disagio psicologico;
  • alto gradimento per la vita che si conduce;
  • buona accettazione da parte dei coetanei;
  • percezione di un adeguato sostegno da parte degli altri;
  • elevata autonomia e fiducia in sé stesso.

venerdì 17 giugno 2011

un pò d'arte

Oggi non sarò di molte parole ma vi voglio proporre nel mio blog una splendida opera dell'artista impressionista Mary Cassat intitolato Maternità. Quest'opera secondo me ritrae tutto il legame tra madre e figlio che fino ad ora ho cercato di spiegare attraverso i post di questo blog.
Una madre che da sè stessa per il proprio figlio e il figlio che non può vivere senza la madre.

Mary Cassat (1844 -1926)
Maternità 1890,
pastelli su carta, 
collezione privata.

mercoledì 15 giugno 2011

La prima forma di amore

Cara Gioia ti riporto in questo post alcune informazioni sullo sviluppo dei sentimenti nella primissima infanzia... spero ti siano d'aiuto per il proseguimento della tua tesina!

La prima forma di amore
Lo sviluppo dei sentimenti di base procede di pari passo con quello dell’attaccamento. Secondo gli psicoanalisti, la maturità e la stabilità dei rapporti adulti derivano dal modo in cui sono stati vissuti i legami infantili: uno dei concetti chiave per comprendere lo sviluppo dei rapporti sociali è quello dell’attaccamento, e cioè il forte legame affettivo che si sviluppa tra il bambino e la madre. E’ un fatto molto importante perché costituisce la prima forma di amore che proveremo verso gli altri.
John Bowlby è stato il primo a introdurre tale concetto e a studiarlo scientificamente.
Secondo le sue ricerche, il neonato avrebbe come una spinta innata a stabilire un rapporto di amore con la madre, ed è comunque dotato di una serie di comportamenti che stimolano le sue cure, aumentando quindi le proprie possibilità di sopravvivenza.
L’attaccamento non è presente fin dalla nascita, ma si sviluppa per gradi come risultato del fatto che madre e bambino si influenzano l’un l’altra. Le condizioni più favorevoli alla formazione dell’attaccamento del bambino si hanno con una madre sensibile e pronta a rispondere ai richiami.

Quando diventerà adulto il bambino svilupperà una molteplicità di sentimenti che si possono manifestare in vari aspetti dell’amore.

martedì 14 giugno 2011

ATTACHMENT: "Affezionarsi a..."

Attachment” in inglese assume il significato di “affezionarsi a …”: da qui è abbastanza semplice collegarla a quella relazione stabile che si instaura tra il bambino e la persona adulta che si prende cura di lui dalla nascita, e che, attraverso gli scambi interattivi fra i due, genera un legame.
Tale legame serve a garantire il benessere, la protezione dai pericoli provenienti dall’ambiente esterno, favorisce la sopravvivenza grazie alla vicinanza della figura adulta, e sottolinea un aspetto della relazione, che pare non essere legato all’amore fra genitori e figli.
Il periodo sensibile durante il quale il bambino costruisce il legame di attaccamento è quello del primo anno di vita.
Dal punto di vista teorico, tale assunto stabilisce che il bambino costruisce una relazione con i suoi caregivers non spinto dalla fame o da altri bisogni fisiologici legati agli istinti, ma fondamentalmente da quella relazione che gli fornisce un contesto per “sentirsi al sicuro”.
Per raggiungere tale equilibrio il bambino mette in atto un insieme di comportamenti innati detti comportamenti di attaccamento, che tendono a far sì che l’adulto si avvicini e stabilisca un contatto diretto utilizzando segnali come il sorriso, la vocalizzazione, il pianto, il sollevare le braccia, azioni tutte volte alla ricerca della sicurezza/base sicura, che va oltre, come si diceva poc’anzi, al vincolo amorevole tra genitore e figlio, e quindi, non collocabile solamente nell’area dei bisogni.
La necessità di individuare i tipi di attaccamento durante la prima infanzia ha portato una ricercatrice, Mary Ainsworth, ad elaborare una procedura standardizzata, in cui il bambino è sottoposto a situazioni di stress non familiare.
Tale situazione ricreata in laboratorio permette di rilevare, da parte di un osservatore estraneo, il comportamento del bambino nei confronti dell’adulto cargiver. 
Per rendere più significativo tale passaggio viene descritta nello schema sotto riportato una situazione di Strange Situation, articolata in una sequenza di azioni.

lunedì 6 giugno 2011

LA PERDITA DI UN GENITORE

La perdita di una persona cara come genitore è molto dolorosa per un adulto e altrettanto, se non di più, lo è per un bambino.
Lattaccamento emotivo tra genitori e figli è così elevato che, i bambini dipendono completamente dai genitori nei primi mesi di vita e non raggiungono l'indipendenza almeno fino all'età scolare. Il bambino piccolo non può immaginare una situazione in cui i genitori non sono al suo fianco a vivere la vita. Anche quando i bambini sono cresciuti, hanno la tendenza a dipendere dai loro genitori. 
Bambini e genitori condividere tutto nella vita. Vivono con tale vicinanza che essi condividono i loro pensieri e sogni e facendo questo sentono che non sono soli nel mondo. Pertanto, la perdita di un genitore ha effetti gravi sulla vita delle persone che si possono ripercuotere anche nella vita adulta.

 Dinanzi alla morte i bambini possono avere reazioni diverse: piangere, gridare, lamentarsi e tutto ciò consente di manifestare la sofferenza e di elaborarla. Ci sono poi alcuni bambini che invece si chiudono in se stessi rifiutando qualsiasi forma di consolazione o rimuovendo (solo apparentemente) la perdita della persona cara. Si tratta di bambini che non riescono ad esprimere il dolore che provano per il distacco definitivo e ad elaborare un lutto. 

Per insegnare ai bambini come affrontare una separazione “per sempre” occorre farli prendere coscienza che esiste un ciclo della vita nell'arco del quale si nasce, si cresce, si invecchia e si muore. Questa consapevolezza prepara i bambini ad accettare i distacchi e la fine terrena delle persone. 


I bambini per proteggere i “grandi” possono bloccare il loro dolore, soprattutto se si trovano dinanzi ad adulti disperati e annientati dal lutto oppure ostili e assenti. Dinanzi a tali comportamenti i bambini sviluppano un timore ad esprimersi e una serie di sensi di colpa. Inoltre con il silenzio o l'eccessiva disperazione si amplificano le paure e i dubbi nei bambini. Il bambino può arrivare ad ipotizzare, attraverso il suo infantile senso di onnipotenza, di avere causato lui stesso la perdita della persona amata.

domenica 5 giugno 2011

ATTACCAMENTO CON I NONNI

Spesso i nonni risolvono tanti problemi alle mamme lavoratrici che non sanno a chi affidare i loro piccoli prima di arrivare alla decisione di lasciarli alla babysitter. E’ evidente che quando bimbi e nonni stanno insieme per tanto tempo tra loro nasce un rapporto di grande complicità e affiatamento. Del resto si sa che i bimbi si attaccano tantissimo ai nonni che coccolano e viziano i nipoti come nessun altro.
Ma se questo attaccamento deve essere vissuto positivamente da parte dei genitori, che si vedono sollevati di una serie di incombenze giornaliere per le quali manca loro il tempo, ci possono essere casi in cui, sopratutto la mamma, vive questo rapporto in maniera quasi gelosa. Sentendosi trascurata dai loro piccoli a discapito delle mille attenzioni rivolte verso i nonni. Insomma c’è chi riesce a trovare un aspetto negativo secondario, perdendo di vista quello principale, ovvero il poco tempo dedicato ai propri figli.
I nonni inoltre, diventano per i bambini una sorta di "genitore buono" molto più permissivi, disponibile e presente del vero genitore. E' facile, infatti, trovare nonni che danno ai nipoti tutto ciò che essi chiedono, affrontano la situazione non facendo mancare loro nulla. I genitori, però, si trovano di fronte ad un bambino molte volte staccato e con atteggiamenti di rifiuto nei confronti della stessa madre o del padre preferendo in un certo modo la presenza dei nonni. I genitori perciò rischiano di trovarsi in conflitto con i figli e talvolta anche con i nonni che viziano troppo i bambini che poi diventano ingestibili a casa.
Nonostante tutto i nonni sono una figura imoportantissima nella vita del bambino, perchè sono il punto d'incontro tra le vecchie  le nuove generazioni.

mercoledì 9 febbraio 2011

Tutti i bambini normali si “attaccano” entro i primi 8 mesi di vita, per portare a compimento tale processo entro il loro secondo anno.
L’indicatore per eccellenza che il legame di attaccamento è stabilito, si identifica nell’angoscia da separazione. È normale la presenza di attaccamenti multipli. Tali legami vengono collocati gerarchicamente e gli stessi nel corso dello sviluppo sono suscettibili di variazioni.
Lo stesso legame genitoriale, col passare del tempo, potrebbe passare in secondo piano rispetto al legame affettivo sentimentale.
Non è stato stabilito quando avvenga esattamente il passaggio dall’attaccamento genitoriale a quello tra pari.
Nell’adolescenza l’attaccamento attraversa un periodo di transizione. In questo periodo l’adolescente sembra spesso impegnato ad un allontanamento intenzionale dalla relazione con i genitori e familiari. Si cominciano così a stabilire le relazioni di attaccamento con coetanei (partner sentimentali e amici molto stretti). La componente sessuale di queste relazioni, che in questa fase comincia a manifestarsi, aiuta a favorire la componente dell’attaccamento, fornendo motivazioni stabili, l’esperienza di emozioni intense, intime.

come valutare il legame dell'attaccamento

Attraverso venti minuti di osservazione in cui si trovano in una stanza il bambino, la mamma ed un estraneo, si possono osservare i diversi comportamenti e le reazioni emotive del bambino in presenza della madre, al momento della separazione da questa ed in compagnia di un estraneo.
Lo stile di attaccamento che un bambino svilupperà dalla nascita in poi dipende in grande misura dal modo in cui i genitori, o altre figure parentali, lo trattano. In base a tale interazione si strutturerà uno dei seguenti stili attaccamento:

> Stile Sicuro
 l’individuo ha fiducia nella disponibilità e nel supporto della Figura di attaccamento, nel caso si verifichino condizioni avverse o di pericolo. In tal modo si sente libero di poter esplorare il mondo. Tale stile è promosso da una figura sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nel momento in cui il bambino lo richiede.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: sicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di essere amabile, capacità di sopportare distacchi prolungati, nessun timore di abbandono, fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli altri, Sé positivo e affidabile, Altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la gioia.

> Stile Insicuro Evitante
Questo stile è caratterizzato dalla convinzione dell’individuo che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della Figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato da questa. Così facendo, il bambino costruisce le proprie esperienze facendo esclusivo affidamento su se stesso, senza l’amore ed il sostegno degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo, con la possibilità di arrivare a costruire un falso Sé.
Questo stile è il risultato di una figura che respinge costantemente il figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amato, percezione del distacco come “prevedibile”, tendenza all’evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, apparente esclusiva fiducia in se stessi e nessuna richiesta di aiuto, Sé positivo e affidabile, Altro negativo e inaffidabile. Le emozioni predominanti sono tristezza e dolore.

>Stile Insicuro Ansioso Ambivalente

Non vi è nell’individuo la certezza che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad una richiesta d’aiuto. Per questo motivo l’esplorazione del mondo è incerta, esitante, connotata da ansia ed il bambino è inclina all’angoscia da separazione. Questo stile è promosso da una Figura che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e da frequenti separazioni, se non addirittura da minacce di abbandono, usate come mezzo coercitivo.
I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amabile, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia di abbandono, sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle capacità degli altri, Sé negativo e inaffidabile (a causa della sfiducia verso di lui che attribuisce alla figura di attaccamento), Altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la colpa.



> Stile Disorientato/Disorganizzato
Sono considerati disorientati/disorganizzati gli infanti che, ad esempio, appaiono apprensivi, piangono e si buttano sul pavimento o portano le mani alla bocca con le spalle curve in risposta al ritorno dei genitori dopo una breve separazione. Altri bambini disorganizzati, invece, manifestano comportamenti conflittuali, come girare in tondo mentre simultaneamente si avvicinano ai genitori. Altri ancora appaiono disorientati, congelati in tutti i movimenti, mentre assumono espressioni simili alla trance. Sono anche da considerarsi casi di attaccamento disorganizzato quelli in cui i bambini si muovono verso la figura di attaccamento con la testa girata in altra direzione, in modo da evitarne lo sguardo.

John Bowlby: teoria dell' attaccamento

Il più grande sostenitore e studioso dela teoria dell’attaccamento è stato John Bowlby, considerato uno dei più grandi psicoanalisti del ventesimo secolo.
Egli sosteneva che “l’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla
culla
alla tomba”.
All’inizio della vita l’essere nutriti equivale all’essere amanti,
il bisogno biologico legato all’alimentazione è presente insieme a un altro bisogno, anch’esso fondamentale, quello di essere amati, nutriti d’amore, di essere desiderati, voluti, accettati per quello che si è.
Per Bowlby prendere in braccio il proprio piccolo che piange è la risposta più adeguata, da parte della madre
, ad un segnale di disagio del bambino: esso non si configura come un rinforzo nè come un comportamento che condiziona il piccolo rendendolo “viziato” come asseriscono i comportamentisti e i teorici dell’apprendimento sociale.
Bowlby ripudia il modello di sviluppo di Freud a “senso unico” nel quale il bambino avanza dalla fase orale a quella anale ed a quella genitale.
Bowlby contrasta la teoria freudiana secondo la quale il legame madre-bambino
si basa solo sulla necessità di nutrimento del piccolo, infatti ritiene che il legame che unisce il bambino alla madre non è una conseguenza del soddisfacimento del bisogno di nutrizione, bensì è un bisogno primario la cui funzione è garantire la crescita e la sopravvivenza biologica e psicologica del bambino
.
Egli ritiene che la ricerca della vicinanza sia la manifestazione più esplicita dell’attaccamento.
Gli esseri umani hanno una predisposizione innata a formare relazioni con le figure genitoriali primarie.
Queste relazioni si formano durante il primo anno di vita del bambino
ed hanno la funzione di proteggere la persona “attaccata”.
“Se il fatto che i bambini piccoli non siano mai completamente o troppo a lungo separati dai loro genitori fosse diventato parte della tradizione, allo stesso modo in cui il sonno regolare e la spremuta d’arancia sono diventate consuetudini nell’allevamento dei piccoli, credo che molti casi di sviluppo nevrotico del carattere sarebbero stati evitati.” (John Bowlby)

“Le coccole, i giochi, le intimità del poppare attraverso le quali il bambino impara la piacevolezza del corpo di sua madre, i rituali dell’essere lavati e vestiti con i quali il bimbo impara il valore di se stesso, attraverso l’orgoglio e la tenerezza della madre verso le sue piccole membra, queste sono le cose che mancano” (Bowlby)

lunedì 31 gennaio 2011

quando diventa un disturbo

I bambini, a questo stadio, stanno lottando tra i sentimenti di voler esplorare da soli e contemporaneamente di stare al sicuro sotto l'ala protettrice di un genitore o del caregiver.
Sebbene le ansie da separazione siano normali tra gli infanti o i bambini ai primi passi, non sono invece appropriate per fanciulli più grandi o adolescenti e potrebbero rappresentare sintomi del Disturbo d'Ansia da Separazione.
Per raggiungere la soglia diagnostica per questo disturbo, l'ansia o la paura deve causare stress o disagi di tipo sociale, scolastico, lavorativo e tali sintomi devono durare almeno un mese.
I bambini con ansia da separazione possono letteralmente aggrapparsi ai propri genitori e avere difficoltà ad addormentarsi da soli durante la notte.
Quando si trovano soli, potrebbero mostrare terrore che i propri genitori siano stati coinvolti in un incidente o stiano male, o in ogni modo che l'abbiano abbandonato per sempre. Hanno bisogno di stare sempre vicini ai propri genitori o a casa e potrebbero avere difficoltà a frequentare la scuola o partecipare a un campeggio, stare a casa di amici o in una stanza da soli. La paura della separazione può condurre a senso di vertigine, nausea o tachicardia.
L'ansia da separazione è spesso associata a sintomi della depressione, come tristezza, isolamento, apatia, difficoltà di concentrazione e paura che i propri familiari muoiano. Spesso soffrono di incubi o terrore durante la notte.
Il tasso di remissione del disturbo d'ansia da separazione è alto. Tuttavia, si alternano periodi in cui il disagio diventa più grave e periodi in cui diminuisce.