venerdì 17 giugno 2011

un pò d'arte

Oggi non sarò di molte parole ma vi voglio proporre nel mio blog una splendida opera dell'artista impressionista Mary Cassat intitolato Maternità. Quest'opera secondo me ritrae tutto il legame tra madre e figlio che fino ad ora ho cercato di spiegare attraverso i post di questo blog.
Una madre che da sè stessa per il proprio figlio e il figlio che non può vivere senza la madre.

Mary Cassat (1844 -1926)
Maternità 1890,
pastelli su carta, 
collezione privata.

mercoledì 15 giugno 2011

La prima forma di amore

Cara Gioia ti riporto in questo post alcune informazioni sullo sviluppo dei sentimenti nella primissima infanzia... spero ti siano d'aiuto per il proseguimento della tua tesina!

La prima forma di amore
Lo sviluppo dei sentimenti di base procede di pari passo con quello dell’attaccamento. Secondo gli psicoanalisti, la maturità e la stabilità dei rapporti adulti derivano dal modo in cui sono stati vissuti i legami infantili: uno dei concetti chiave per comprendere lo sviluppo dei rapporti sociali è quello dell’attaccamento, e cioè il forte legame affettivo che si sviluppa tra il bambino e la madre. E’ un fatto molto importante perché costituisce la prima forma di amore che proveremo verso gli altri.
John Bowlby è stato il primo a introdurre tale concetto e a studiarlo scientificamente.
Secondo le sue ricerche, il neonato avrebbe come una spinta innata a stabilire un rapporto di amore con la madre, ed è comunque dotato di una serie di comportamenti che stimolano le sue cure, aumentando quindi le proprie possibilità di sopravvivenza.
L’attaccamento non è presente fin dalla nascita, ma si sviluppa per gradi come risultato del fatto che madre e bambino si influenzano l’un l’altra. Le condizioni più favorevoli alla formazione dell’attaccamento del bambino si hanno con una madre sensibile e pronta a rispondere ai richiami.

Quando diventerà adulto il bambino svilupperà una molteplicità di sentimenti che si possono manifestare in vari aspetti dell’amore.

martedì 14 giugno 2011

ATTACHMENT: "Affezionarsi a..."

Attachment” in inglese assume il significato di “affezionarsi a …”: da qui è abbastanza semplice collegarla a quella relazione stabile che si instaura tra il bambino e la persona adulta che si prende cura di lui dalla nascita, e che, attraverso gli scambi interattivi fra i due, genera un legame.
Tale legame serve a garantire il benessere, la protezione dai pericoli provenienti dall’ambiente esterno, favorisce la sopravvivenza grazie alla vicinanza della figura adulta, e sottolinea un aspetto della relazione, che pare non essere legato all’amore fra genitori e figli.
Il periodo sensibile durante il quale il bambino costruisce il legame di attaccamento è quello del primo anno di vita.
Dal punto di vista teorico, tale assunto stabilisce che il bambino costruisce una relazione con i suoi caregivers non spinto dalla fame o da altri bisogni fisiologici legati agli istinti, ma fondamentalmente da quella relazione che gli fornisce un contesto per “sentirsi al sicuro”.
Per raggiungere tale equilibrio il bambino mette in atto un insieme di comportamenti innati detti comportamenti di attaccamento, che tendono a far sì che l’adulto si avvicini e stabilisca un contatto diretto utilizzando segnali come il sorriso, la vocalizzazione, il pianto, il sollevare le braccia, azioni tutte volte alla ricerca della sicurezza/base sicura, che va oltre, come si diceva poc’anzi, al vincolo amorevole tra genitore e figlio, e quindi, non collocabile solamente nell’area dei bisogni.
La necessità di individuare i tipi di attaccamento durante la prima infanzia ha portato una ricercatrice, Mary Ainsworth, ad elaborare una procedura standardizzata, in cui il bambino è sottoposto a situazioni di stress non familiare.
Tale situazione ricreata in laboratorio permette di rilevare, da parte di un osservatore estraneo, il comportamento del bambino nei confronti dell’adulto cargiver. 
Per rendere più significativo tale passaggio viene descritta nello schema sotto riportato una situazione di Strange Situation, articolata in una sequenza di azioni.

lunedì 6 giugno 2011

LA PERDITA DI UN GENITORE

La perdita di una persona cara come genitore è molto dolorosa per un adulto e altrettanto, se non di più, lo è per un bambino.
Lattaccamento emotivo tra genitori e figli è così elevato che, i bambini dipendono completamente dai genitori nei primi mesi di vita e non raggiungono l'indipendenza almeno fino all'età scolare. Il bambino piccolo non può immaginare una situazione in cui i genitori non sono al suo fianco a vivere la vita. Anche quando i bambini sono cresciuti, hanno la tendenza a dipendere dai loro genitori. 
Bambini e genitori condividere tutto nella vita. Vivono con tale vicinanza che essi condividono i loro pensieri e sogni e facendo questo sentono che non sono soli nel mondo. Pertanto, la perdita di un genitore ha effetti gravi sulla vita delle persone che si possono ripercuotere anche nella vita adulta.

 Dinanzi alla morte i bambini possono avere reazioni diverse: piangere, gridare, lamentarsi e tutto ciò consente di manifestare la sofferenza e di elaborarla. Ci sono poi alcuni bambini che invece si chiudono in se stessi rifiutando qualsiasi forma di consolazione o rimuovendo (solo apparentemente) la perdita della persona cara. Si tratta di bambini che non riescono ad esprimere il dolore che provano per il distacco definitivo e ad elaborare un lutto. 

Per insegnare ai bambini come affrontare una separazione “per sempre” occorre farli prendere coscienza che esiste un ciclo della vita nell'arco del quale si nasce, si cresce, si invecchia e si muore. Questa consapevolezza prepara i bambini ad accettare i distacchi e la fine terrena delle persone. 


I bambini per proteggere i “grandi” possono bloccare il loro dolore, soprattutto se si trovano dinanzi ad adulti disperati e annientati dal lutto oppure ostili e assenti. Dinanzi a tali comportamenti i bambini sviluppano un timore ad esprimersi e una serie di sensi di colpa. Inoltre con il silenzio o l'eccessiva disperazione si amplificano le paure e i dubbi nei bambini. Il bambino può arrivare ad ipotizzare, attraverso il suo infantile senso di onnipotenza, di avere causato lui stesso la perdita della persona amata.

domenica 5 giugno 2011

ATTACCAMENTO CON I NONNI

Spesso i nonni risolvono tanti problemi alle mamme lavoratrici che non sanno a chi affidare i loro piccoli prima di arrivare alla decisione di lasciarli alla babysitter. E’ evidente che quando bimbi e nonni stanno insieme per tanto tempo tra loro nasce un rapporto di grande complicità e affiatamento. Del resto si sa che i bimbi si attaccano tantissimo ai nonni che coccolano e viziano i nipoti come nessun altro.
Ma se questo attaccamento deve essere vissuto positivamente da parte dei genitori, che si vedono sollevati di una serie di incombenze giornaliere per le quali manca loro il tempo, ci possono essere casi in cui, sopratutto la mamma, vive questo rapporto in maniera quasi gelosa. Sentendosi trascurata dai loro piccoli a discapito delle mille attenzioni rivolte verso i nonni. Insomma c’è chi riesce a trovare un aspetto negativo secondario, perdendo di vista quello principale, ovvero il poco tempo dedicato ai propri figli.
I nonni inoltre, diventano per i bambini una sorta di "genitore buono" molto più permissivi, disponibile e presente del vero genitore. E' facile, infatti, trovare nonni che danno ai nipoti tutto ciò che essi chiedono, affrontano la situazione non facendo mancare loro nulla. I genitori, però, si trovano di fronte ad un bambino molte volte staccato e con atteggiamenti di rifiuto nei confronti della stessa madre o del padre preferendo in un certo modo la presenza dei nonni. I genitori perciò rischiano di trovarsi in conflitto con i figli e talvolta anche con i nonni che viziano troppo i bambini che poi diventano ingestibili a casa.
Nonostante tutto i nonni sono una figura imoportantissima nella vita del bambino, perchè sono il punto d'incontro tra le vecchie  le nuove generazioni.